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"Se l'Essere che anzitutto appare fosse piuttosto l'immediata autodatità o teticità fenomenica della contraddittorietà che, per coerenza identitaria o coalescenza al sé, endo-reattivamente dimora nell'immanenza atra e apofatica della Contraddizione, l'Origine o l'Emersione del Tutto non dovrebbe in verità essere afferrata giacché Evento - intrinsecamente estroflessivo - dell'Uno-in-sé-diviso, autoctica epperò sempre più contro-affermativa ante-sé deposizione dell'escate o trascendentalmente sempre sottraentesi meontica inseità dell'Antinomia (Pólemos), abissale altresì prolessi (Entwurf) e inaudito proponimento (Sollen) dell'assolutamente Estremo stesso? Non dovrebbe ossia la Seinsgeschichte più autenticamente venire indicata in quanto omo-deissi monumentale del Nulla ultimo, tutto nell'orizzontalità ipseitale propria pre-avvolgente e anzitutto la principiale pro-posizione ipotetica del sé, enantio-dromica epperò Epopea (Geschehen) o processuale destinazione (Geschick) al suo compimento?"